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Come ogni tesoro prezioso, la Galleria degli Uffizi si lascia conquistare solo dopo alcune ardue prove: pathos all’ingresso, code e caos per rintracciare la giusta porta di accesso, 141 scale fino alla loggia del secondo piano e poi... ecco concedersi alla vista le delizie dei soffitti affrescati e un labirinto di sale dense di opere!

Portate pazienza se il Museo per eccellenza vi riserverà sorprese di ogni genere. Gli Uffizi non erano stati concepiti per accogliere 10.000 visitatori al giorno ma solo per ospitare uffici, un teatro nel cortile antistante e spazi assolutamente privati e rigorosamente custoditi dai Granduchi Medicei. L’inizio della monumentale costruzione risale al 1560, per mano di Giorgio Vasari che concepì la Galleria come geniale macchina prospettica per esaltare la Torre di Palazzo Vecchio. Un insieme brulicante di spazi funzionali per le sedi delle Arti, gli Ufficiali della Grascia, gli Ufficiali dell’Onestà e le Manifatture granducali. Spazi pratici e riservati alla famiglia, al personale e pochissimi eletti ospiti dei Medici.

 Medici avevano da sempre sviluppato collezioni private ma la concezione di spazio per accogliere “maraviglie d’ogni sorta” trionfa con Francesco I, che volle costruire un piccolo cuore ottagonale all’interno della Galleria che potesse accoglierle. Un piccolo scrigno, la Tribuna, inaugurata nel 1584. Sculture, camei, libri, dipinti, monete, armature, un pot-pourri di elementi riorganizzato solo dal 1769 con Pietro Leopoldo di Lorena. A lui si deve l’effettiva apertura al pubblico della Galleria degli Uffizi nel 1769, senza certo aspettarsi che un giorno sarebbe divenuto uno dei musei più visitati al mondo.

Portate pazienza dunque se le porte di ingresso sono tre e non sempre si azzecca subito l’ingresso giusto, se le sale sono affollate o se in qualcuna mancano opere, partite per una mostra fuori Firenze. La Galleria saprà riportarvi indietro nel tempo passeggiando sotto volte affrescate, riportando l’eco dei Granduchi e dei loro servitori.

La Galleria degli Uffizi

La Galleria accoglie i visitatori nella Sala del Colosso, nome riferito alla presenza dei Dioscuri di Montecavallo esposti fino a inizio Novecento. La Sala oggi ospita al centro il modello preparatorio di Giambologna per il Ratto delle Sabine, virtuoso esempio di scultura cinquecentesca oggi collocato sotto la Loggia dei Lanzi. Giambologna non scelse in realtà il nome per l’opera, voleva bensì che fosse un puro esempio di talento studiando e modellando ben tre figure all’interno di un unico blocco di marmo. Potreste provare una certa sensazione di piacevole soffocamento da opere d’arte, vista la densità espositiva della sala. Prendete perciò qualche minuto di raccoglimento seduti al centro e riuscirete a farvi conquistare  dagli sguardi dipinti da Perugino, Filippino Lippi, Pontormo, Domenico Ghirlandaio e Bronzino.

Ricordatevi che ogni opera d'arte nasconde piu di un messaggio oltre al titolo  dell'opera . Possono essere omaggi a personaggi contemporanei, dame o benefattori, rappresentati nei volti di qualche personaggio presente nel quadro, o un indice puntato contro la cultura sessuofobica del potere del tempo come nella nascita di Venere del Botticelli o nell'esibizione anatomica del David di Michelangelo. Anche cercare il messaggio puo essere un modo divertente di leggere l'arte esposta agli Uffizi e non solo

Scegliere le opere più importanti è una mossa delicata, considerata la portata defli artisti esposti. Curiosa e inconfondibile è però la forma allungata di un pannello esposto accanto all’ingresso sulla destra. Si tratta di un cassone nunziale dipinto, noto come Cassone Adimari. Il cassone riproduce, come in una istantanea, un corteo nunziale che si svolge fra strade e monumenti del centro di Firenze, dove en riconoscibile vi è raffigurato il Battistero. Una vera parata di eleganti custumi alla moda nella Firenze del Quattrocento.

A sinistra del cassone, da non perdere un’opera di piccolo formato attribuita a Botticelli, la Madonna del Mare. Deve il suo nome al paesaggio marino dipinto sullo sfondo e all’attributo mariano sul mantello blu della Vergine, la scintillante e divina “Stella Maris”.

Galleria dell'Accademia

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